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Mamma Roma, addio...

Scritto da Luca Caponecchia

La mattina di sabato 12 Novembre Vittorio Bos Andrei, meglio conosciuto come “Cranio Randagio” ha detto addio alla sua mamma Roma in seguito ad una festa con degli amici. Vittorio era conosciuto da molti per la sua musica, essendo apparso anche ad X Factor; egli infatti era noto, soprattutto nella nostra città, come rapper, o come lui si definiva “pseudo rapper paranoico”, e con le sue canzoni si è fatto conoscere e amare. Ha fatto emozionare e riflettere tutti coloro che lo ascoltavano, comunicando il suo messaggio di speranza e tenacia che lo contraddistinguevano.

 

Nella canzone “Mamma Roma Addio” parlava della sua Roma che nonostante gli addii dovuti al suo andare a Milano per lavoro lo riportava sempre a se; ma stavolta la sua città gli ha dato il suo saluto definitivo, mentre i suoi amici ed i suoi cari non hanno potuto farlo. Sabato 12 Novembre però non è venuto a mancare un rapper, come molti giornali sembrano mostrare; è venuto a mancare un ragazzo che non aveva ancora 22 anni, un ragazzo che ha lasciato la madre, i fratelli e moltissimi amici che sono costretti in questi giorni di grande dolore a leggere non di quanto fosse sempre solare, disponibile e altruista Vittorio, ma di come egli era stato scelto da Mika per X Factor o peggio costretti ad ascoltare tesi assurde e infondate sulla sua scomparsa.

 

Vittorio è stato una guida e un punto di riferimento per molti; le sue canzoni esprimevano tutto quello che era e tutto ciò che ha passato nella sua intensa seppur breve vita. Nei suoi testi parlava della sua lotta contro se stesso e contro le sfide che la vita gli ha riservato, del modo in cui affrontava tutto con il sorriso sul viso, anche quando questo gli era difficile, per essere sempre di supporto a chi gli era intorno. Parlava di suo padre e di sua madre “più forte di un cingolato” che lo ha sempre sostenuto e che, anche nei momenti peggiori, è rimasta in piedi per aiutare la propria famiglia. Parlava della sua semplicità nell'affrontare la vita come si presenta, non dimenticandosi però di lottare per ciò che voleva. Tutto questo riusciva ad esprimerlo tramite la passione che coltivava da quando era bambino e cantava in parrocchia con il suo gruppo formato con i suoi amici scout. Lo scoutismo è stato un punto fondamentale nella sua vita; ha trovato i suoi migliori amici proprio grazie ad esso ed è anche grazie a loro che è riuscito ad andare avanti, a crescere diventando l'uomo che era.

 

Negli ultimi giorni molti hanno voluto salutare Vittorio, rendergli omaggio e ringraziarlo per quello che ha fatto per loro. Molti post sono stati scritti su Facebook, molte foto sono state pubblicate dai suoi amici e dai suoi fan, e sono stati scritti molti articoli e pensieri sulla sua vicenda, ma purtroppo la sua famiglia ed i suoi amici non hanno potuto salutarlo per l'ultima volta. Anche la sua città lo saluta, la Roma del suo Seneca, la Roma di Primavalle e di Cornelia dove è cresciuto, la Roma della parrocchia e degli scout, la Roma delle bevute al pub, la Roma delle sue strofe, la Roma delle delusioni e delle difficoltà, la Roma delle serate in compagnia dei suoi amici, la Roma di tutto quello in cui credeva e che mai lo ha deluso (e che sempre era pronto ad accoglierlo quando tornava dalla sua seconda casa, da Milano), e che in ogni caso riusciva a cancellare ogni problema. “Come minimo adesso devi metterti a vegliare su Carlotta, Sergio e Giovanni, poi su tutti noi, ce lo devi, proteggici da lassù che noi da quaggiù continuiamo a volerti bene” dice il suo migliore amico, e anche io voglio pensare così. Ciao Vittò.

 

La fame di un lupo, il cuore di un cane.


Luca Caponecchia 5A

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