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La presente assenza: Erri De Luca si racconta

Scritto da Gabriele Mancinelli

Dopo aver letto alcuni libri di Erri De Luca e aver conosciuto attraverso di essi parte del suo pensiero, noi, ragazzi del liceo scientifico “Evangelista Torricelli”, abbiamo deciso, sfruttando la fruttuosa settimana di cogestione, di invitarlo per avere con lui un dialogo formativo in stile domanda-risposta riguardo qualsiasi curiosità su di lui, i suoi libri e i suoi pensieri.

Un lieve ritardo ha stuzzicato ancor di più la nostra curiosità. Il nostro graditissimo ospite ha iniziato a parlare facendo una breve introduzione su di sé. Ha detto subito qualcosa di particolare e inaspettato: quando gli viene posta una domanda, non si ferma ad essa, ma va oltre e inizia a parlare, come se la domanda stimolasse in lui ricordi. Per questo non ci saremmo dovuti preoccupare se, dopo aver finito di rispondere, non avesse ancora dato una chiara risposta ad essa. È in questo clima, più caldo e amichevole di quanto pensassi, che è iniziato il nostro dialogo. Dopo un breve momento di silenzio e attesa, la nostra curiosità ha preso il sopravvento sull’incertezza e sulla vergogna; così una ragazza si è alzata e, avvicinandosi al microfono, è andata alla scoperta della personalità di Erri De Luca. La prima domanda riguardava il rapporto tra lui e il presente, guardando in particolar modo ai social network, con i quali non ha un rapporto distante ma familiare, soprattutto con Twitter, in cui vede un ottimo strumento per condividere le sue idee.

Incuriositi dalla sua giovinezza e dalle esperienze che lo hanno portato ad essere la persona e lo scrittore che è, abbiamo cominciato a chiederci se per essere scrittori bisognasse anche essere molto bravi a scuola. Anche questa volta, la sua risposta ci ha stupito: non era un grande studioso, ma aveva un rendimento sufficiente. Una materia con cui ha avuto un rapporto particolare è la filosofia; lo ha interessato molto in ambito presocratico e meno da Socrate in poi, poiché, ritenendo di essere vuoto dentro, non trovava nulla nell’introspezione del filosofo e preferiva comprendere il mondo che lo circondava. A causa della sua tendenza a non rimanere su un determinato tema, neanche in italiano andava benissimo. Una grande esortazione a non lasciarsi troppo influenzare dal voto ma a seguire le proprie passioni.

A questo punto è sorto spontaneo chiedersi che ruolo abbiano avuto nella sua vita le persone a lui care e ciò che gli hanno lasciato al momento del loro addio. Facendo riferimento a una sua poesia in cui parla della morte della madre, Io ti vorrei bastare, una ragazza gli ha chiesto cosa fosse per lui l’assenza. A suo avviso, essa non è altro che il vuoto che le persone lasciano dietro di sé con la loro scomparsa. Un’assenza che però non lo costringe alla solitudine, poiché egli avverte che la persona assente è sempre con lui, anche solo pensandola: fa una chiara differenza tra assenza, come il vuoto che la persona lascia, e mancanza, come la nostalgia della persona assente, sempre presente per lui nei suoi pensieri.

 

Abbiamo aspettato un attimo e lo abbiamo fissato per un poco come se stessimo cercando di contemplare e di comprendere quel vuoto interno di cui ci parlava... Avendo citato la morte, ci è venuto poi naturale chiederci in quale orizzonte religioso si muovesse. Gli abbiamo chiesto cosa ne pensasse della visione di Gesù Cristo come “il più grande rivoluzionario di tutti i tempi”. Ha affermato di non essere cristiano né credente di alcuna religione ma di condividere tale visione, non nel senso classico del termine, cioè come colui che prende il potere con la forza, ma come colui che inverte gli schemi: Gesù infatti professò che gli ultimi sarebbero stati i primi.

 

Il tempo stava per finire, l’ultima domanda non ha riguardato un suo pensiero, ma proprio lui e la sua passione per la scrittura: «Perché scrive libri? A cosa servono secondo lei?»; rispondendo, ci ha detto che non scrive per i soldi o per la fama, ma per ricordare la sua vita e averne memoria, memoria di un passato, memoria di esperienze… memoria di assenze.

 

Il dialogo con Erri De Luca ci ha consegnato il vissuto delle sue esperienze, invitandoci a seguire le nostre passioni - nonostante il modo in cui ci potranno giudicare le persone - e a dialogare con i vuoti che si creeranno in noi lungo la nostra strada per far sì che non ci abbattano ma ci accompagnino e ci diano forza.


Gabriele Mancinelli 2B

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