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Questa è solo la punta del Web

Scritto da Manuel Coppola

Da sempre la lingua italiana ci regala il verbo navigare per parlare dell’immenso mare di Internet. Ma c’è un elemento naturale ben più preciso per descrivere il web e la sua struttura: l’iceberg. Divenuto famoso per alcuni disastri marittimi, tra cui quello del Titanic, questo imponente blocco di ghiaccio ci introduce al deep web cioè a tutto quello che la rete contiene sotto il livello del mare.

Tutta la nostra vita è inevitabilmente legata al mondo di Internet: social, messaggistica, opportunità di lavoro, notizie, motori di ricerca. Tutti questi miliardi di informazioni che circolano da Nord a Sud, da Est a Ovest, per tutto il mondo, sono solo la punta di questo iceberg. Sembra impossibile vero? Secondo alcune ipotesi, impossibile avere dati certi, tutto il web che noi conosciamo e che raggiungiamo attraverso i più famosi motori di ricerca è compreso tra l’1 e il 4 per cento di tutto quello che circola in rete. Il resto, ciò che non è visibile nella navigazione “a vista”, supera i 400 miliardi di documenti: questo è il deep web.

Non è importante conoscere come funziona, ma è interessante capire le origini di questo web profondo, della parte nascosta dell’iceberg che fa veramente male, che può affondare navi o persone, secondo il tema che stiamo trattando. Il deep web nasce dall’idea di poter comunicare in maniera anonima in rete, tutelando così la propria privacy. Attivisti politici, religiosi, informatici, professionisti delle informazioni e servizi di prevenzione sono solo alcune categorie di utenti che navigano in queste acque profonde. In realtà, il maggior bacino di utenza ruota attorno alle infinite attività illegali che questa rete anonima nasconde: terrorismo, pedopornografia, vendita di droga e armi sono i principali atti criminali che vengono compiuti quotidianamente online.

Vi chiederete: perché non fermare questi criminali? Quasi impossibile vista la struttura della rete e l’anonimato che essa garantisce.

Il deep web, come detto, non è tutto cattivo, non è tutto illegale. Purtroppo la linea di demarcazione tra bene e male qui si assottiglia sempre più. La curiosità, dopo questo articolo, potrebbe spingerci a dare un’occhiata e vedere cosa si nasconde nei fondali del web, a navigare mari e fondali inesplorati.

 Il consiglio è quello di non cedere alla tentazione. La parte criminale è pronta, alle porte del deep web, ad accogliere tutti quei nuotatori che non sono forniti della giusta attrezzatura e a cui manca il necessario bagaglio di esperienza per permettere anche solo una piccola esplorazione. Come direbbe il famoso detective Sherlock Holmes: «Non è quello che hanno visto, ma quello che hanno riportato nelle loro valigie… E non è roba presa al duty-free!». 

Buona navigazione a tutti!


Manuel Coppola

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