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Sappiamo guardare al di fuori del nostro “giardino”?

Scritto da Leonardo Buitrago e Luca Caponecchia

 

Negli ultimi anni una minaccia è piombata su di noi, quella dell'indifferenza.

Molti attentati e disastri hanno attaccato direttamente l'Europa: numerose sono state le disgrazie che ci hanno colpito, altrettante sono state le vittime;  per quanto siano significative, non ci rendiamo conto di cosa si verifichi oltre il nostro “cortile”, poiché tendiamo a considerare esclusivamente i fatti vicini, i quali rappresentano la punta di un gigantesco iceberg che coinvolge l’intero mondo.

Ma cosa significa tutto questo? Diamo troppa importanza a ciò che ci accade intorno o ne diamo troppo poca alle cose lontane? Non abbiamo una risposta, forse perché entrambe le domande contengono realtà innegabili. Spendiamo ore in servizi televisivi e scriviamo migliaia di articoli sugli attentati che avvengono in Europa, ma sappiamo solo la metà di ciò che accade in Siria o in un paese qualsiasi di quelli colpiti dal terrorismo, e della violenza attuata dai regimi totalitari, dai gruppi indipendenti e rivoltosi. Riceviamo sì informazioni più o meno dettagliate riguardanti l’accaduto, ma solo quando tali eventi sono estremamente gravi, non curandoci invece delle continue tragedie “meno importanti” che si verificano in territori distanti.

Il punto su cui dovremmo soffermarci è proprio questo: non considerare normalità gli attentati in Siria o qualsiasi evento violento. Siamo ormai consapevoli di un attentato in cui vengono uccise decine di persone solo da un piccolo annuncio o da un servizio che tratta l’argomento in maniera quasi banale, senza approfondire la questione, le motivazioni di tale atto e le conseguenze alle quali può portare. Apprendere che decine di persone sono morte in una strage dovrebbe suscitare in noi una reazione di rabbia, tristezza o compassione.  Dovremmo sentire qualcosa.

Ma perché ciò non avviene? Perché continuiamo a rimanere impassibili disinteressandoci di ciò che avviene al di fuori dalla nostra quotidianità? Perché  si compie un attentato ogni due giorni e noi ne conosciamo solo uno al mese? Perché solo quando vengono uccise centinaia di persone i nostri telegiornali ne parlano, mentre un atto di guerriglia con poche decine di morti viene completamente ignorato?

Magari la risposta è che li sentiamo lontani da noi, ed effettivamente lo sono, ma in fin dei conti la divisione in stati, confini, continenti è soltanto un mezzo con il quale ci aiutiamo a distinguere zone e paesi di provenienza, con cui siamo in grado di capire la storia di un determinato popolo; ma alla fine abitiamo tutti lo stesso pianeta, calpestiamo tutti lo stesso suolo e respiriamo tutti la stessa aria, un attentato in Siria o in Francia dovrebbe colpirci allo stesso modo, ma non sembra essere così. Di chi è la colpa di questa indifferenza? Dei media che non ci fanno vedere ciò che accade o degli uomini che non si interessano di informarsi rimanendo chiusi nel loro micro-mondo?

L'indifferenza creatasi per questi avvenimenti comporta però delle conseguenze anche nella nostra quotidianità. Il non curarci delle diverse situazioni critiche, che ci sono in particolare in Medio Oriente (e che hanno in realtà una grande rilevanza dal punto di vista politico ed economico, oltre che sociale), porta a non comprendere le motivazioni che spingono moltissime persone, ogni giorno, ad abbandonare tali paesi per cercare una via d'uscita dalla morte e dalle condizioni di vita insopportabili per vivere dignitosamente, senza aver timore di rimanere uccisi da una bomba o da una raffica di colpi vaganti.

Noi europei non riusciamo a renderci conto di cosa voglia dire per un bambino vedere passare sopra la propria testa un caccia bombardiere, perché nel nostro cielo ci sono solo nubi, ma ciò che dovremmo imparare a fare è capire quanto accade nei posti più lontani, perché non siamo divisi gli uni dagli altri. Siamo tutti collegati indirettamente, e quello che per noi sembra un evento insignificante può portare invece grandi conseguenze anche nel nostro quotidiano.


Leonardo Buitrago 5A e Luca Caponecchia 5A

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