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Diritto a manifestare e diritto alla politica possono coesistere?

Scritto da Leonardo Buitrago e Luca Caponecchia

Iniziamo dai fatti: lo scorso 11 marzo delle manifestazioni sono avvenute a Napoli contro Matteo Salvini, leader della Lega Nord, e il suo comizio, tenutosi lo stesso giorno alla Mostra d’Oltremare. Queste manifestazioni, con all’incirca 2000 partecipanti, sono presto degenerate da corteo pacifico a vero campo di battaglia. I poliziotti sono intervenuti per sedare la situazione. Molte sono state le proteste per cercare di impedire a Salvini di venire a Napoli nei giorni precedenti: i cittadini napoletani lo invitavano a evitare di fare “campagna elettorale” nella città che lui e i politici del suo partito hanno sempre criticato e denigrato. Salvini, però, non si è fatto intimorire ed è andato lo stesso per accogliere i suoi elettori.

Dopo l’episodio, molte sono le figure politiche, e non, che hanno preso una posizione in merito. C’è chi si è schierato con i manifestanti, attaccando la politica populista e di destra di Salvini, usando slogan e intonando la battaglia in nome dell’“antifascismo”; chi a sostegno del politico, pur trovandosi in disaccordo con le sue idee, sentiva il dovere di difenderlo. Ad aver messo voce nella vicenda sono stati in molti, dall’ex Presidente del Consiglio Renzi, fino all’attuale Sindaco di Napoli De Magistris, ognuno con il proprio schieramento.

Raccontare questi fatti significa muovere ogni lettore a un confronto in merito alla faccenda, non necessariamente a scegliere tra i vari schieramenti. L’intento è far ragionare sul diritto a manifestare, abusato in questo caso. Nel mostrare la loro disapprovazione verso Salvini, i manifestanti hanno dato il via a un campo di battaglia, finendo chiaramente nel torto. Questo torto, però, è da molti giustificato; come è comprensibile chi difende il diritto di parola di Salvini.

Per quanto si possa essere in disaccordo con le idee politiche di qualcun altro, è giusto arrivare a impedirgli di tenere un comizio? Quando si supera il limite nel diritto a manifestare? E quando questo stesso diritto viene abusato al fine di raccogliere consensi? Queste sono domande lecite. Nonostante ciò, dopo gli avvenimenti, gli schieramenti si sono fatti ancora più definiti e convinti della loro posizione. Gli oppositori di Salvini hanno trovato il coraggio di impedire il comizio e i sostenitori di Salvini sono stati raccolti sotto l’ala della sua politica che vuole essere messa a “tacere”.

Questa non è più una questione di politica, ma di etica: viene varcata, infatti, la soglia del diritto a manifestare e del diritto di espressione. 

Il fatto in sé è molto particolare, se in un’altra città i manifestanti del partito di Salvini avessero impedito un comizio di un altro partito, Salvini li avrebbe giustificati o criticati? Questo fatto avvenuto a Napoli è stato “sfruttato” per farsi pubblicità e per presentarsi come paladino della giustizia, o per Salvini la libertà d’espressione e di parola è così importante come dice? I dubbi ci sono. Per questo motivo cerchiamo, prima di giungere a conclusioni affrettate, di analizzare in modo obiettivo ciò che è successo. 


Leonardo Buitrago (5A) e Luca Caponecchia (5A)

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