· 

Fama facile o gavetta?

Scritto da Francesca Antonelli 5D

Intervista a I dei degli Olimpo

Nome? I Dei Degli Olimpo.

Segni particolari? Caciaroni, amici e musicisti.

 

Originari di Bracciano, I Dei Degli Olimpo danno via al loro progetto “band” nel 17 settembre 2011, poco più che sedicenni. Influenzati da generi come Classic Rock, Hard Rock, Blues, Jazz, Funk e musica Classica, si inseriscono nel panorama della musica emergente con un sound prorompente e melodico al contempo, definendosi in tutto e per tutto figli del Rock ‘n’ Roll.

Andrea Stocchino detto Stock, Nicolò Baldini detto Baldo, Simone Marini detto Sambo, Emidio Mazzilli detto Er Negro, e Francesco Angiolini detto Er Piombo, si raccontano in quest’intervista tramite la voce del cantante Andrea, per offrirci il loro punto di vista sulla musica, sulla loro storia e sul ruolo che ancora oggi giocano due parole fondamentali per la strada verso il successo: costanza ed impegno.

Presentatevi così, come vi viene, un po’ “alla vostra”, alla comunità del Liceo Scientifico E. Torricelli.

Ciao meravigliosi! Siamo I Dei Degli Olimpo, bellissimi ragazzi di 20 anni. Bellissimi, davvero belli. Così dice mamma, almeno.

Il nome sgrammaticato è solo la punta del simpaticissimo iceberg che siete. Se doveste ripercorrere le tappe della vostra storia, cosa direste?

Eh, da dove cominciare?! La prima tappa, sicuramente, è il primo concerto. Eravamo al Liceo Ignazio Vian, il nostro liceo, e ci siamo esibiti con una scaletta formata interamente da brani Rock ‘n’ Roll. Abbiamo vinto un contest che ci ha permesso di andare a Parigi, durante la Festa della Musica; lì abbiamo suonato in piazza. È stata un’esperienza magnifica! Forse un po’ meno per i francesi che ci hanno incontrati per strada durante il nostro vagabondare per le strade di Parigi.

Un’altra tappa fondamentale è la realizzazione del nostro primo album in studio, UNO: interamente autoprodotto, formato da soli brani inediti. Viviamo la nostra carriera artistica come un romanzo e il nostro primo album equivale alla fine del Primo Capitolo: speriamo sia un romanzo molto lungo!

Le ultime tappe importanti sono, ovviamente, l’apertura a Luciano Ligabue e la vittoria del Sanremo Music Awards. Son cose che  incoraggiano ad andare avanti, pensando che la strada che stiamo seguendo è quella giusta. 

Nel 2017, secondo la vostra esperienza, ha ancora senso perseguire la strada più difficile della “gavetta”, o si rischia di essere superati dalle meteore dei Talent, e quindi di rimanere relegati in un ambiente più di nicchia? 

Bellissima domanda; la risposta sarebbe lunga purtroppo, poiché il discorso qui si fa pesante. Ha senso la gavetta?! Sì, assolutamente sì. È come dire: «Ha senso andare in palestra per dimagrire?» Sì, non si diventa Magic Mike o modelle di Victoria Secret se non si va in palestra, così come non si diventa grandi artisti se non si suona. È un mondo difficile, per ottenere un risultato bisogna sudare; ma, dopo sacrifici, si ottiene tutto. A Roma ci sono, più o meno, 3 macro-movimenti musicali. Il movimento Indie, quello Hip-Hop e quello Metal; ovviamente ognuno con i propri movimenti.

Parlerò delle uniche due scene che conosco, cioè quella Indie e quella Metal. La scena Indie è esplosa, ultimamente, e possiamo citare come esempio Calcutta. Lui ha fatto la sua gavetta ed è uscito fuori. Rappresenta il decadentismo musicale che stiamo vivendo, ecco perché molti seguono quest’artista. Calcutta fa concerti in locali enormi ed è diventato famoso senza l’aiuto dei Talent. La scena Metal, in modo simile, è ricca di band molto famose che spesso si esibiscono in tutto il mondo. Sono amico del bassista degli Hour of Penance, gruppo che ha suonato con i Cannibal Corpse: hanno fatto Tour in Europa, Asia, in tutto il mondo. Ciò che riteniamo di “nicchia”, se vai a guardare bene, non lo è, per fortuna.

E tu hai detto bene: «Le Meteore dei Talent». Sono meteore, ti superano, ma poi...Che fine fanno? Chi segue ancora Marco Carta, per esempio? 

Arrivati alla fine, non possono che mancare le riflessioni filosofeggianti, un po’ esistenzialiste, ma mai mainstream, perché provengono dal cuore. Alla luce del vostro primo album intitolato, non a caso, Uno, qual è il messaggio che volete mandare a noi ragazzi, che in fondo abbiamo il futuro in mano? 

Siamo in un momento storico in cui le generazioni non si contano più ogni 10 anni, ma quasi ogni anno. La generazione 96/97/98/99 e la terribile generazione 2000. Non so perché internet abbia deciso che i ragazzi e le ragazze del 2000 siano orribili, non mi ritrovo particolarmente d’accordo. Confido nelle nuove generazioni: sono più sveglie, più coraggiose e più “buone”.

Niente, non riesco a non esser sentimentale. Il nostro Album, come hai sentito, è ricco di generi e stili musicali diversi. Ciò che accomuna i brani è il sound, che è caratteristico de “I Dei Degli Olimpo”. Devi sapere che è sconsigliato portare un Album che non possiede un solo genere identificativo. Sai perché? Perché altrimenti la domanda sorge spontanea: «Che cosa siete?»

L’ho detta la storia del romanzo, giusto? Noi siamo quel libro che va riletto una seconda volta per essere apprezzato. E non perché noi siamo in qualche modo speciali, tutt’altro! Tutti siamo romanzi da leggere più volte.

Non ci sentiamo profeti, non vogliamo insegnare niente a nessuno, vorremmo solo che si andasse veramente oltre le apparenze. Da quel che vedo, le nuove generazioni ci stanno riuscendo, piano piano, un passo alla volta.

Vi salutiamo così, come salutiamo il pubblico alla fine dei concerti: «Noi eravamo, siamo e saremo I Dei Degli Olimpo. Viva l’Amore, Rock ‘n’ Roll!»

Francesca Antonelli 5D

con la collaborazione di Andrea Stocchino

Scrivi commento

Commenti: 0