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“L’Amor che move il sole e l’altre stelle”

Scritto da Valentina Sarandrea 5A

Ti ricordi la prima cotta? Il batticuore, le gambe che tremano, le famose “farfalle nello stomaco”? Queste sono alcune delle tante sensazioni che possiamo collegare al sentimento più gettonato di tutti: l’AMORE. Ne sentiamo parlare ogni giorno: nelle canzoni, nelle poesie, nei film. Eppure sono sicura che se ti chiedessi la definizione di “amore”, non riusciresti a darmi una risposta precisa. La ricerca, attraverso molti esperimenti, ha provato a rispondere alle nostre domande e a studiare cosa si nasconde dietro questo fuoco che fa impazzire tutti quanti e ha scoperto delle cose molto interessanti. Ma prima iniziamo a capire di cosa stiamo parlando. Come abbiamo detto, l’amore è un sentimento, ovvero un insieme di emozioni.

 

Ma quali sono le emozioni che lo caratterizzano? 

Le principali sono due: 

-Sentirsi appagati da quello che si fa; -Sentirsi ossessionati in modo piacevole da ciò che stiamo facendo o dalla persona che stiamo amando. Adesso passiamo al nostro corpo, cosa ci succede quando ci innamoriamo?

Per iniziare a comprendere qualcosa dobbiamo focalizzarci sul protagonista dell’innamoramento, colui che ci rende folli. No, non sto parlando del cuore, ma del cervello! Mi dispiace smontarti questo mito, ma è proprio dal cervello che parte tutto. Immaginiamo il nostro cervello come una grandissima zuppa di ormoni continuamente piena di nuovi ingredienti. L’aspetto che incuriosisce di più è che il cervello riesce a trovare dei segnali più interessanti rispetto ad altri. Ad esempio, quando ci piace una persona è perché la troviamo più interessante rispetto alle altre.

 

Ma in base a cosa selezioniamo ciò che c’è intorno a noi?

E’ un piccolo grande mistero sul quale non si può indagare perché risulta impossibile osservare il comportamento degli esseri umani come se fosse un documentario. L’innamoramento, anche se ha come organo direttore il cervello, non è una scelta razionale, anzi, non è proprio una scelta. Sappiamo solo che appena ci piace una persona, il nostro cervello rilascia: 

-DOPAMINA (soprattutto)

-endorfine

-noradrenalina o norepinefrina

-adrenalina

-vasopressina. 

 

Tutti questi neurotrasmettitori collaborano per stimolare varie parti del cervello, ma quali?

La dottoressa Helen Fisher, antropologa alla Rutgers University di New York, ha effettuato una serie di test su un gruppo di studenti innamorati sottoponendoli ad una risonanza magnetica “funzionale” (un meccanismo che consente di scannerizzare le varie parti del cervello). Durante la risonanza venivano mostrate le foto della persona amata alternandole con delle foto neutre. Si è così potuto vedere che quando i volontari osservavano l’immagine della persona amata si “accendevano” due particolari aree del cervello:

- il nucleo caudato, che presiede le sensazioni di piacere;

- il tegumento ventrale, che produce dopamina. 

Alti livelli di dopamina producono energia, iperattività, perdita del sonno, batticuore e tremori. Ecco da dove provengono parte dei nostri “sintomi d’amore”. Sono ancora in corso molti altri studi per capire con precisione quali altre parti del cervello vengono coinvolte in questo processo. Questa sensazione di piacere che si diffonde in molte aree, “accende” il nostro organismo. Proprio per questo motivo, quando siamo innamorati, il mondo intorno a noi ci sembra improvvisamente nuovo e bello. Una persona innamorata tende infatti a creare una versione “romanticizzata” della realtà. Grazie a questo processo, nel tempo l’amore ha dato una grande spinta alle arti. Anche la persona di cui siamo innamorati ci sembra perfetta, è come se i nostri occhi cancellassero immediatamente tutti i suoi difetti. Come se non bastasse, l’innamoramento provoca un senso di ossessione verso la persona amata.

 

Ma l’innamoramento è una vera e propria ossessione?

A darci una risposta chiara sono i risultati di un esperimento condotto all’Università di Pisa dalla psichiatra Donatella Marazziti. Lo studio è partito da pazienti affetti di disturbi ossessivo-compulsivi (DOC), i quali presentano un livello di serotonina che è circa il 40% più basso del normale. La professoressa ha quindi pensato di misurare il livello di serotonina anche nelle persone innamorate da meno di sei mesi. Sono stati messi a confronto venti innamorati, venti pazienti con DOC e venti persone non innamorate. Le analisi del sangue parlano chiaro: anche le piastrine degli innamorati trasportano il 40% in meno di serotonina. Va detto però che alcuni di questi innamorati, riesaminati qualche mese dopo, mostravano nuovamente il livello normale di serotonina. In poche parole, l’innamoramento più profondo, ossessivo, è un “disturbo” che in genere si riassorbe nel tempo. Questo è ciò che generalmente succede quando prendiamo una cotta. Sembra di esser catapultati in un altro mondo. Abbiamo visto come l’innamoramentosconvolge interamente il nostro organismo facendoci letteralmente perdere la testa. Eppure questo è solo l’esordio, una piccolissima parte di un sentimento che in tutte le sue forme continua a stupire ogni essere umano.

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