· 

Comunitat Autònoma de Catalunya

Autonoma o indipendente? Barcellona è ai ferri corti.

Scritto da Alex Maimone 4A

Dopo quasi ottant’anni dall’inizio della guerra civile spagnola ritornano a farsi sentire le voci degli indipendentisti catalani che, nell’ultimo periodo, hanno rimarcato le fratture già radicate tra il loro indipendentismo e il centralismo madrileno. Le motivazioni affondano nella storia e nella cultura di questa regione che ha sempre goduto di una notevole autonomia economica e politica, fino all’uso di una propria lingua. Il conflitto è sfociato in una crisi inevitabile ed entrambe le fazioni non hanno intenzione di fare un passo indietro. La comunità catalana non sembra volersi piegare, nonostante gli scontri, le violente repressioni subite dalla Guardia Civil e la revoca forzata dell’esito del referendum indetto dalla Catalogna stessa, giudicato incostituzionale dalla Corte spagnola, secondo cui la Spagna è "una e indivisibile". Tale referendum ha incrinato i rapporti tra la regione di Barcellona e quella di Madrid, soprattutto dopo la notte del primo ottobre, quando Plaça de Catalunya, tinta dei colori della Senyera, è esplosa in un boato per la schiacciante vittoria degli indipendentisti, con il 90,09% dei voti a favore.    

La probabile conseguenza sarebbe l’entrata in vigore della Ley de desconexion, la legge di separazione che concede alla Generalitat 48h di tempo per proclamare la dichiarazione unilaterale di indipendenza: il governo centrale potrebbe vedersi costretto ad applicare l’articolo 155 della Costituzione che sancisce che si potrebbero adottare le "necessarie contromisure" per costringere la comunità autonoma ad un adempimento forzato dei suoi obblighi derivanti dal rispetto della costituzione spagnola. Non si è mai giunti a tal punto; la situazione è in continua evoluzione. Se, invece, Madrid decidesse di adottare una linea più morbida, assecondando la richiesta di Barcellona, si potrebbe aprire la strada per una riforma della Costituzione e per introdurre un referendum legittimo per la secessione.

E se alla Catalogna fosse riconosciuta l’indipendenza dalla Spagna? La domanda è reale ed è lecito porsela. La proclamazione dell’indipendenza porterebbe automaticamente la nuova nazione fuori dall’Unione Europea e la escluderebbe dai suoi trattati istitutivi: ciò significherebbe ripartire da zero, costruire una propria economia completamente nuova, non contando sugli aiuti economici che fornisce l’UE. La Catalogna dovrebbe eventualmente fare richiesta di ingresso come previsto dal Trattato di Lisbona, ma Madrid, avente diritto di veto, ha già dichiarato a priori di non avere intenzione di riconoscere il nuovo stato. Il primo ministro spagnolo e leader del Partito Popolare, Mariano Rajoy, nonostante abbia sottolineato il carattere illegale del voto, si è detto aperto a un dialogo democratico. Quello che prima era un braccio di ferro tra il centralismo e le forze secessioniste, con scontri, manifestazioni e repressioni, si sta man mano trasformando in una partita a scacchi tra Rajoy e il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont. Dopo il Consiglio dei ministri del governo, convocato la mattina dell’11 ottobre, Rajoy ha formalmente richiesto a Puigdemont di chiarire le sue intenzioni riguardo l’ufficialità della dichiarazione di indipendenza, pronunciata al parlamento catalano appena il giorno prima, poiché aveva tenuto sospesi gli effetti di un’autonomia mai realmente proclamata. Il Presidente, che aveva creato attorno a sé e alla Catalogna una “zona grigia”, più difficilmente perseguibile dalla legge spagnola, è stato così messo con le spalle al muro. Entro il 16 ottobre, il Parlamento avrebbe dovuto stabilire se il discorso del Presidente era un’effettiva proclamazione d’indipendenza oppure no. Nel primo caso, gli sarebbero stati concessi tre ulteriori giorni per ritrattare che cosa? C’è stata intanto qualche reazione da parte della Catalogna, soprattutto nei confronti della minaccia di applicare l’articolo 155: infatti, per la prima volta nella storia, Madrid decide di ricorrervi, ritenendosi obbligata dalle intenzioni e reazioni degli indipendentisti. A questa decisione, stanno seguendo determinate misure prese dal governo spagnolo che ha sospeso i vertici della Generalitat, proponendo al senato di destituire il presidente e tutti coloro che hanno svolto la parte attiva nel govern, ponendo le autorità madrilene al governo di Barcellona. Non è tutto. Anche la polizia regionale catalana, i Mossos d’Esquadra, sta passando sotto il controllo degli oppositori, impegnati a destituire anche i dirigenti della radio tv catalana. Di conseguenza, il governo centrale sta limitando così tanto l’autonomia della Catalogna che difficilmente si può parlare ancora di comunità propria. Quella che era una repressione al tentativo della dichiarazione di indipendenza, è diventato un vero e proprio attacco alla libertà e ai diritti, o almeno così sostiene Puigdemont, affiancato dall’intero popolo catalano.

Scrivi commento

Commenti: 0