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Qua stanno piovendo vetri e siamo fermi in posa

La nostra società è ingiusta e noi lo stiamo permettendo. I dati delle differenze tra una piccola élite di super-ricchi e una massa di nullatenenti.

Scritto da Francesco D'Amico 5A

Otto uomini possiedono la stessa ricchezza di tre miliardi e mezzo di persone messe insieme: questa cruda realtà è stata annunciata il 16 gennaio 2017 dall’Oxfam, ONG che combatte la povertà e le disuguaglianze sociali nel mondo. Un numero inconcepibile, insensato, ingiusto. I ricchi aumentano la ricchezza, i poveri continuano a soffrire la fame e le malattie, a morire. Nello stesso rapporto compare il dato che ogni Amministratore Delegato delle grandi aziende quotate in borsa, a Londra, guadagna quanto gli stipendi di 10.000 lavoratori di una fabbrica tessile in Vietnam messi insieme. La tecnologia ci permette di produrre sempre più risorse con sempre minor fatica, ma la società convoglia tutti questi beni nelle tasche di un esiguo numero di persone. E lì rimangono, fuori dall’accesso di tutti gli altri.

“È osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini, che gli squilibri nella distribuzione dei redditi siano tanto pronunciati in un mondo in cui 1 persona su 10 sopravvive con meno di 2 dollari al giorno”  Roberto Barbieri, direttore di Oxfam Italia.

 

Gli effetti della disuguaglianza sulle persone nel mondo

Viviamo in un mondo nel quale l’1% delle persone ha più ricchezze del restante 99% messo insieme. Le grandi società che controllano i mercati globali, come le multinazionali, spesso esternalizzano i costi: per massimizzare il guadagno, sfruttano i lavoratori, spesso anche bambini, tramite una totale assenza di diritti, giornate di lavoro estenuanti e paga minima, giusto il sufficiente a far rimanere in vita gli operai per la giornata di lavoro successiva. La corruzione permette alle grandi corporazioni di prelevare le risorse naturali dai paesi più deboli, come i combustibili fossili o le terre rare, strappandole a milioni di poveri che non ne ricevono nessun compenso. Gli stati più avanzati “rubano” la ricchezza dei paesi più sottosviluppati e ai cittadini di quelle aree non rimane nulla. Nei casi peggiori queste attività compromettono l’ambiente, generando un inquinamento che uccide la popolazione risparmiata dalla fame.

 

E in Italia?

Le disuguaglianze, anche se meno accentuate, sono comunque profonde. Oxfam Italia riferisce che l’1% degli Italiani più ricchi possiede il 25% della ricchezza nazionale. Il report “Global Wealth 2017” della BCG stima a 307 mila le famiglie del nostro paese con più di 1 milione di euro depositati in banca o in titoli, e le famiglie Italiane in condizioni di povertà assoluta 1 milione e 600.000: il 7% delle famiglie non è in grado di affrontare le spese minime per uscire dalla povertà. Secondo un rapporto pubblicato dall’Istat il 26 luglio 2017 in Italia il 20% dei più ricchi ha un reddito annuo maggiore di ben 6 volte rispetto a quello dei lavoratori più sottopagati. E la cosa peggiore è che il divario che separa ricchi e poveri è destinato ad aumentare: i primi infatti hanno più possibilità di guadagno e di accesso ai posti dirigenziali. Di tutto l’aumento di ricchezza avvenuto dal 2000 al 2015 in Italia, Credit Suisse stima che più della metà sia finito in mano a una élite formata dal 10% degli italiani più ricchi. E così, anche in Italia, le disuguaglianze si fanno sempre più marcate, e la possibilità di ascesa sociale dei ceti più svantaggiati svanisce sempre di più.

 

Noi ragazzi paghiamo le conseguenze

La povertà crescente entra nelle classi e rende visibili le distanze, le ingiustizie: lo dice l’Atlante dell’infanzia a rischio, di Save the Children, presentato il 14 novembre di quest’anno. I dati che compaiono in questo atlante testimoniano l’enorme distanza che separa in Italia i ragazzi nati in contesti svantaggiati dai figli di famiglie “altolocate”. Negli istituti con un indice socio-economico più basso, uno studente su quattro è ripetente, mentre nelle scuole con un’utenza più ricca, la media diventa uno ogni ventitré. Un minorenne su otto è in povertà assoluta, cifra cinque volte maggiore rispetto a 10 anni fa, e sei ragazzi su dieci sono esclusi dalle attività culturali. Il 12% delle famiglie Italiane, una volta sostenuti i costi per la casa e per l’alimentazione, può spendere ogni mese solo 40 euro per la cultura e 8 per l’istruzione. E questo senza distinzioni tra Nord e Sud.

"Oggi continuiamo a trovarci di fronte a una scuola che, a volte, alimenta le disparità. Deve essere riconosciuto il diritto di tutti i bambini a un’eguale istruzione, a prescindere dal contesto sociale e economico in cui vivono. Ogni bambino ha il diritto di essere protagonista ed essere ascoltato". Valerio Neri, direttore generale di Save the Children.

 

Per quanto ancora?

Il nostro mondo è ingiusto: i super miliardari accentrano sempre più le ricchezze e i figli dei poveri, senza la possibilità di istruzione, hanno negata l’occasione di uscire dalla propria condizione. Dobbiamo renderci conto che questo dramma non è confinato in qualche svantaggiata regione del Sud del mondo: è qui, in Italia, nelle nostre case, nelle nostre scuole. È necessaria una presa di coscienza, dobbiamo uscire da uno stato di distrazione: siamo noi che permettiamo che tutto questo avvenga. Ci stiamo negando il diritto a una vita dignitosa. Noi ragazzi vivremo il mondo che stiamo costruendo oggi… vogliamo per noi questo mondo di ingiustizie?

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