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Cos'è la cosa più luminosa dell'universo?

La luce è ciò che ci permette di vedere, di riconoscere i colori e, quindi, di riconoscere e vivere il mondo in cui passiamo la nostra esistenza. Certo, perché ci sia, abbiamo bisogno di qualcosa che illumini, qualcosa che ci permetta di vedere al buio e per quanto lo possano sembrare le lampadine o anche il nostro Sole, non sono nemmeno lontanamente le cose più luminose dell’universo. Allora cos’è?

 

Per rispondere prima bisogna istituire un metro di giudizio della luminosità. La magnitudine apparente è utilizzata nell’osservazione delle stelle e indica quanto appare brillante un oggetto visto dalla terra e quindi dipende da fattori geocentrici. La scala è logaritmica e il valore più piccolo indica una lucentezza maggiore, quindi tanto più diminuisce il numero quanto più aumenta la luminosità effettiva (la visione di basso e alto è rovesciata, quindi 10 è considerato basso e -3 alto). Questa classificazione però non rappresenta l’effettiva lucentezza della stella, per questo dovremmo utilizzare la magnitudine assoluta la quale pone tutti i corpi alla stessa distanza predefinita. Un esempio per capire meglio perché usiamo questa magnitudine è che se si guarda una lampadina da 100 W a 8 cm dal nostro occhio apparirà brillante come il Sole nel cielo, ma se li mettessimo alla stessa distanza la nostra stella sarebbe un quadrilione, (1024) volte più luminosa.

 

Considerando la magnitudine assoluta, quindi, il Sole avrebbe un punteggio di 4.8. R136a1 invece, la stella più massiccia e luminosa mai scoperta (dati del febbraio 2014), 256 volte più massiccia del Sole, ha un punteggio di -12.6 ovvero 8.7 milioni di volte più lucente del Sole.

 

Le supernove o le ipernove, mentre avvengono, espellono una enorme quantità di energia, più di quanta il Sole ne può produrre in tutta la sua vita, sotto forma di raggi di radiazioni chiamate raggi gamma; questi sono probabilmente i fenomeni più accecanti dell’universo. Per avere un’idea di quanta energia emettono prendiamo come esempio WR104, un possibile candidato all’esplosione. Se i suoi raggi colpissero la Terra per 10 secondi farebbero fuori il 25% dell’ozono dell’atmosfera, ovvero lo strato principale di protezione dalle radiazioni create dalle varie stelle del cosmo, e causerebbe estinzioni di massa; tutto ciò nonostante si trovi a 8000 anni luce da noi e non si possa vedere a occhio nudo o con un cannocchiale.

 

I raggi gamma però durano troppo poco, da millisecondi a qualche decina di minuti, quindi per la cosa più luminosa e duratura che esiste dobbiamo guardare da un’altra parte: i buchi neri. Sembra un controsenso dato che loro intrappolano la luce ma noi dobbiamo considerarlo durante il suo processo di divorazione della materia: durante questo fenomeno la materia cade verso il buco nero raggiungendo velocità impressionanti e venendo schiacciata sempre più contro altra materia. Tutto ciò genera attrito che a sua volta crea calore che di conseguenza brilla emettendo due raggi di energia. Questo fenomeno è chiamato QUASAR.

 

I quasar splendono migliaia di volte in più di intere galassie contenenti miliardi di stelle. Il primo quasar riconosciuto fu 3C 273 e ha una magnitudine assoluta di -26.7 rendendolo 4x1012 volte più brillante del Sole e 100 volte in più dell’intera Via Lattea. Se si mettesse a 33 anni luce da noi brillerebbe come il sole che è solo a solo 8 minuti luce. I quasar in generale si trovano al centro delle galassie e sono chiamati anche nuclei galattici attivi e i raggi energici citati precedentemente hanno una lunghezza d’onda grazie alla quale un raggio può andare avanti e indietro tra Plutone e il Sole 1.5 milioni di volte.

 

Quando un raggio colpisce la Terra con una qualsiasi angolazione, diversa da 0, è chiamato appunto quasar; ma quando è totalmente perpendicolare e siamo quindi nel mirino del getto allora viene denominato BLAZAR. La più intensa luminosità mai registrata si deve proprio a uno di loro: 3C 454.3 stabilì il record di  -31.4.

 

Questi fantomatici avvenimenti però si presentano solo in galassie che si trovano a miliardi di anni luce di distanza, quindi noi vediamo quelli che esistevano miliardi di anni fa. I quasar, infatti, si manifestavano nell’universo primordiale, quando i grandi buchi neri non avevano ancora finito di divorare la materia intorno a loro. Neil deGrasse Tyson, astrofisico e divulgatore scientifico statunitense, fece notare nel suo libro “Death by black hole” che un buco nero ha bisogno di consumare almeno 10 stelle l’anno per creare questi raggi di energia continui. Alcuni arrivano anche a consumarne più di 1000, l’equivalente di 600 terre al minuto. Più un buco nero diventa grande più il suo orizzonte degli eventi cresce finché non possiede talmente tanta attrazione gravitazionale da inghiottire le stelle tutte intere anziché smembrarle in dischi di accrescimento.

 

Molto probabilmente i quasar non esistono più al giorno d’oggi ma il loro fascino sta nel fatto che ci permettono di dare uno sguardo a com’era il nostro universo di miliardi di anni fa e quindi molto probabilmente a come si è formata la Via Lattea.

Scritto da Lorenzo Perot 4F

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