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Eroi dei nostri giorni condannati come criminali

Storia di due poeti uccisi dai potenti perché difendevano i diritti dei più deboli

Gli hanno tolto tutto: la libertà, la parola, la vita. Per i loro governi assassini e per tutti noi ormai non sono altro che dei fantasmi sempre più lontani. Chi si ricorda di Ken-Saro Wiwa e Liu Xiaobo, eroi dei nostri tempi? Hanno rinunciato alla loro vita per difenderci, ma noi li abbiamo già dimenticati. Forse non sappiamo neanche chi siano. Le loro storie sono molto lontane, Nigeria e Cina rispettivamente, ma il loro sacrificio ci ricorda che proprio in questo momento ci sono paesi in cui sono violati i diritti umani, persone oppresse dai potenti. Abbiamo una sola vita, e miliardi di persone intorno a noi la stanno consumando in questo modo. E’ un nostro dovere umano pretendere che sia restituita a loro la libertà e la dignità di vivere.

Sono le menzogne ad uccidere un uomo. Il poeta contro i petrolieri.

“Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito [...] Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale" 

 

Ken-Saro Wiwa, scrittore, poeta, produttore televisivo e attivista nigeriano, nel 1994 organizzò una celebre manifestazione portando in piazza oltre 300.000 persone contro le devastazioni ambientali e la cacciata di migliaia di contadini che attuò la compagnia petrolifera Shell nella regione del delta del fiume Niger. Queste ingiustizie erano – e sono tutt’ora - permesse dalla spietata e corrotta dittatura che permetteva così alla Shell di guadagnare ogni anno 30 miliardi di dollari in petrolio. Poco dopo venne arrestato dal regime con l’accusa di aver ordinato quattro omicidi e, a seguito di un processo-farsa basato sulla testimonianza di alcune persone (che poi ritrattarono confessando di essere state costrette a dire il falso), fu condannato a morte e impiccato il 10 novembre 1995. L’anno seguente la Shell fu accusata di essere coinvolta nell’esecuzione del poeta ma, pur di non partecipare al processo, patteggiò e accettò di pagare 15 milioni di dollari. Cioè solamente una piccola parte di quello che guadagna ogni anno violando i diritti umani dei contadini poveri, distruggendo i loro raccolti e cacciandoli dalla loro terra. Vale così poco la vita di un eroe? 

“Non è il tetto che perde, non sono nemmeno le zanzare che ronzano nella umida, misera cella […] non sono le meschine razioni insufficienti per uomo o bestia. [….] Sono le bugie che ti hanno martellato le orecchie per un'intera generazione […] la decrepitezza morale, l'inettitudine mentale che concede alla dittatura una falsa legittimazione, la vigliaccheria travestita da obbedienza in agguato nelle nostre anime denigrate […] Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero in una cupa prigione.” Estratto dalla poesia “La vera prigione” di Wiwa

 Pericoloso perché chiedeva i diritti per il suo popolo. Il poeta contro la dittatura cinese.

Le poesie le scriveva in cella, sul pavimento di pietra; con l’acqua della sua ciotola, perché gli avevano tolto anche l’inchiostro. Liu Xiaobo non poteva vedere nessuno, nemmeno l’avvocato. Poi nel 2010 gli fu assegnato il premio Nobel per la pace “per l’impegno non violento a tutela dei diritti umani”. Ma durante la cerimonia di premiazione a Oslo la sua sedia rimase vuota. Xiaobo era imprigionato dall’altra parte del mondo a cucire le divise dei carcerieri, condannato ad undici anni di carcere per “incitamento alla sovversione del potere dello stato”. E la sua amata Liu Xia, rinchiusa in casa in isolamento senza nemmeno un’accusa, colpevole di essere sua moglie. Ad entrambi fu impedito di comunicare con il mondo esterno. Dietro quelle sbarre Xiaobo ha concluso la sua esistenza nella scorsa estate per un cancro al fegato.

Il crimine di Xiaobo fu quello di promuovere “Charta 08”, un manifesto firmato da 303 intellettuali cinesi che chiedeva democrazia, libere elezioni, rispetto dei diritti umani e libertà di associazione e di espressione in Cina. Iniziativa duramente repressa, perché il regime ha paura degli intellettuali, specialmente quelli che reclamano la giustizia. Prima l’arresto, poi la confisca dei beni, infine l’impossibilità di qualsiasi contatto con l’esterno. Un muro di vetro lo separava dalla moglie Liu Xia, la sola che una volta al mese aveva il permesso di fargli visita. Quando si incontrano si scambiano poesie d’amore: la censura pensa che non sono “anti-patriottiche”.

“Il tuo amore sono raggi di sole che passano attraverso le mura e le sbarre del carcere, accarezzano la mia pelle, scaldano ogni mia cellula, mi aiutano a mantenere la calma, la pace, così che ogni minuto in prigione possa essere pieno di significato. Il mio amore per te ha sensi di colpa e rimpianti, a volte fa vacillare i miei passi. Ma è solido, forte, può superare ogni ostacolo. Anche se sarò ridotto a sola polvere, ti abbraccerò con le mie ceneri.” Discorso di Xiaobo in tribunale dedicato alla moglie Xia.

Scritto da Francesco D'amico 4A

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