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A che punto arriveremo con le armi chimiche nel mondo?

L’attacco che la Siria ha subito a Khan Shaykhun, poco più di un anno fa, ha fatto tornare l’incubo della guerra combattuta con le armi chimiche, una guerra che ha fatto il salto di qualità: non coinvolge più soltanto gli eserciti, bensì li esorta a vincere distruggendo intere popolazioni civili (Max Fisher, Washington Post). Solo il pensiero di questo tipo di guerra ha seminato così tanto terrore che vennero stabilite proibizioni a livello internazionale fin dal 1899, con la Convenzione dell’Aia.

Ad oggi l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) ha stimato che, per i 192 Paesi facenti parte della Convenzione del 1993 (Cwc), il 90% delle riserve dichiarate di armi è stato distrutto. Bisogna riconoscere che il disarmo chimico è stato un grandissimo successo internazionale, di cooperazione e di civiltà.

Da questa convenzione sono rimasti fuori Taiwan, Egitto, Sud Sudan, Corea del Nord ed Israele. In Medio Oriente c’è ancora una situazione abbastanza complessa e problematica: l’arsenale chimico iracheno dai tempi di Saddam Hussein non è stato ancora sistematicamente distrutto; in Iraq dopo la seconda guerra del Golfo, si possono trovare armi chimiche abbandonate, in particolar modo intorno all’ex impianto di Muthanna. Molte di queste munizioni sono state razziate dall’Isis, che ha poi usato per condurre attacchi in Siria e in Iraq. La stessa Siria, che fa parte della convenzione, sabato 7 aprile ha subito degli attacchi chimici a Douma, in periferia di Damasco. Gli attivisti siriani anti-governativi hanno accusato il regime del presidente Al Assad. Naturalmente il Presidente, così come la Russia sua alleata, ha negato ogni responsabilità del presunto bombardamento, sostenendo anzi, pochi giorni dopo, che la notizia fosse stata diffusa per ragioni politiche (ossia quella di screditare il regime Siriano), e che quindi non si sarebbe verificato davvero alcun attacco; in tal modo i paesi europei e gli Stati Uniti avrebbero avuto un pretesto per attaccare la Siria e confrontarsi con la Russia (ed è effettivamente quel che è accaduto una settimana più tardi). Quella del falso attacco però, non ha fondamenta solide, se non quelle delle dichiarazioni del governo di Mosca, che ha perso la propria attendibilità in questioni simili passate.

Erano le 21.00 del 13 aprile a Washington D.C. (3.00 del mattino in Italia) quando il presidente Donald Trump, supportato da Francia e Regno Unito, ha ordinato una serie di bombardamenti in Siria con lo scopo di inabilitare i siriani al lancio di armi chimiche. “Questo è un chiaro messaggio per Assad. L'anno scorso il regime non ha compreso bene”, ha spiegato il Segretario alla Difesa James Mattis, un’ora dopo il discorso e il conseguente ordine di Trump, in una conferenza stampa al Pentagono, riferendosi al precedente attacco militare USA in Siria. “Questa volta abbiamo colpito in maniera più dura, insieme ai nostri alleati. Se dovessero perpetrare un altro attacco con armi chimiche dovranno rispondere ancora di più alle loro responsabilità”.

Immediata è stata la risposta del Cremilino Putin che ha presentato l’inammissibile azione degli Stati Uniti e dei suoi alleati, come “un atto di aggressione contro una nazione sovrana”; l’ambasciatore russo nel territorio statunitense ha annunciato che l’attacco non rimarrà privo di conseguenze.

Damasco si unisce alle parole pronunciate dal Presidente e dall’ambasciatore, affermando che i raid condotti dalle potenze occidentali non sono altro che il riflesso del fallimento delle stesse nel conseguire i loro obiettivi in Siria; quest’aggressione non intimidirà il Paese, bensì lo spronerà nel combattere ancor più intensamente il terrorismo.

Per di più, le manovre per l’impedimento dell’utilizzo di armi chimiche sono state fatte da un Paese che ne possiede il più grande arsenale sul panorama mondiale. Inoltre è stato dato l’ordine di attacco, senza avere alcuna prova della veridicità del reale bombardamento su Douma, e, ancor più preoccupante, senza nessuna presa di posizione della Opcw.

Scritto da Alex Maimone 4A

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