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Energia nucleare: 32 anni dopo Chernobyl

Il 26 aprile 1986 a Chernobyl, Ucraina, ci fu uno degli avvenimenti più catastrofici e significativi dell’ultimo mezzo secolo. Come tutti sappiamo nelle vicinanze della città si trovava la centrale nucleare V.I. Lenin che aveva il compito di fornire energia elettrica a una parte del territorio ucraino, il quale negli anni ’80 faceva parte del dominio sovietico. Il disastro avvenne verso l’1:20 di mattina nel reattore n°3 a causa del non utilizzo delle norme di sicurezza, ciò portò al surriscaldamento del nocciolo del reattore e poi a una vera e propria esplosione.

Questo, oltre ai danni visibili, provocò un’ondata di radiazioni che causarono danni enormemente più gravi nel tempo. Per capire meglio cosa è successo però andiamo a vedere come funziona un reattore nucleare, cosa sono le radiazioni e perché sono così pericolose.

Che cosa succede dentro una centrale nucleare?

Il processo è molto più semplice di quanto possa sembrare. Perché avvenga nel reattore devono trovarsi dei materiali che possono dare vita ad una fissione nucleare (un atomo che si divide, il contrario di fusione).

Un esempio famoso, dato il suo grande utilizzo, è l’uranio-235 che viene immerso in acqua in maniera tale da rallentare la reazione. Durante la fissione, alcuni atomi di uranio vengono colpiti con dei neutroni, i quali lo dividono in due, ciò libera altri neutroni e inizia così una reazione a catena. Durante lo scontro, una piccola parte della massa dell’atomo si trasforma in energia, che provoca enormi quantità di calore. 

Questo calore, che non deve eccedere un certo valore per non creare una bomba nucleare a tutti gli effetti, viene trasmesso tramite un impianto idraulico ad un serbatoio pieno d’acqua. Il vapore muove una grande turbina collegata ad un alternatore che genera energia elettrica e poi viene fatto condensare per reimmetterlo nella vasca e ripetere il ciclo.

A quanto sembra, quindi, l’energia nucleare non ha lati negativi: produce grandi quantità di energia senza l’utilizzo di combustibili fossili e quindi senza inquinare; ma allora perché spaventa tutti? Il motivo sono le radiazioni.

Cosa sono le radiazioni?

Per quanto il termine suoni pericoloso le radiazioni non sono altro che semplice energia emessa sotto forma di onde o particelle. Un esempio comune è la luce e, in generale, tutte le onde elettromagnetiche. Moltissime cose nell’universo emettono radiazioni: da una semplice banana, che le crea con il potassio contenuto al suo interno, al nostro cellulare, fino a una bomba atomica.

Ora però viene da chiedersi come mai alcune radiazioni ci uccidono e altre no. 

La differenza sostanziale, infatti, sta nell’intensità dei raggi emanati, i quali si dividono in ionizzanti, dannosi, e non ionizzanti, non dannosi.  L’unità di misura utilizzata per le radiazioni è il sivert. Per avere un’idea di quanto sia basti sapere che nel mondo si percepiscono circa 0.16 microsivert (0.00000016 sivert ogni ora). 

Per uccidere una persona servono almeno 2 sivert tutti nello stesso momento, il che è praticamente impossibile nella vita comune. Nonostante tutto, le radiazioni possono mutare il DNA delle cellule e generare tumori, è questo che le rende decisamente pericolose.

Tuttavia ciò non ci deve spaventare facendoci evitare risonanze magnetiche o computer: è la quantità a fare veri e propri danni. Tra le persone più a rischio a causa delle radiazioni, superando di gran lunga abitanti di Fukushima e astronauti, ci sono i fumatori. I loro polmoni, infatti, stanno a stretto contatto con sostanze radioattive contenute nel fumo.

Scritto da Lorenzo Perot 4F

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