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Immigrazione e controversie: il caso Diciotti

Negli ultimi anni, diversi paesi europei, compresa l’Italia, hanno tentato di risolvere autonomamente il problema dell’immigrazione ricorrendo il più delle volte a provvedimenti legislativi più restrittivi.

Nonostante ciò, limitare questo fenomeno si è rivelato complesso e delicato. Quasi tutte le decisioni a riguardo sono seguite da ampi dibattiti e polemiche da tutti i fronti. Nel mese di luglio del 2018 è avvenuto un episodio che riassume i tratti salienti di questo ricorrente problema.

 

L’inizio della questione

I protagonisti di questa vicenda sono stati 67 migranti che agli inizi di luglio sono rimasti dispersi nelle acque libiche, individuati in una particolare zona chiamata SAR di competenza libica. Quest’area può trovarsi nelle zone di mare circostanti uno stato e comporta l’impegno del paese stesso a cercare e soccorrere i dispersi in mare.

 

Il rifiuto di Salvini

Prima che la guardia costiera libica iniziasse le ricerche, una nave di passaggio della compagnia Total, notando la situazione di difficoltà, hanno messo in salvo i migranti sul proprio ponte. Non appena la notizia del salvataggio si è diffusa, il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha affermato con fermezza che la suddetta nave non avrebbe potuto sbarcare in Italia. Per giustificare la propria affermazione, Salvini ha sostenuto che sarebbe stato compito della guardia costiera libica salvare i migranti dispersi in mare.

 

La controversa rivolta

Non avendo alternative, la nave ha iniziato dunque a navigare a sud, verso la Libia, da cui i migranti fuggivano. La decisione fu scoperta dai migranti a bordo che sapevano che il ritorno ai campi libici avrebbe significato ulteriori soprusi, torture e sofferenza, questi minacciarono i membri dell’equipaggio intimando di dar vita ad una rivolta se la rotta non fosse stata invertita quanto prima. Per placare la situazione, il capitano della nave si è diretto nuovamente verso le coste

italiane.

Qualche ora dopo l’accaduto la situazione è diventata controversa. Un portavoce della società in possesso dell’imbarcazione aveva sostenuto, infatti, che nessuna rivolta era avvenuta e che tutti i migranti erano in ottime condizioni. Questo contrasta con le prime ricostruzioni che vedevano i rivoltosi come il principale motivo per cui la nave si stesse dirigendo verso le coste italiane.

 

Discordie alle fondamenta

L’imbarcazione, in evidente difficoltà, aveva chiesto più volte aiuto al governo italiano per risolvere la situazione umanitaria a bordo, ma non aveva ricevuto risposte se non l’ennesimo rifiuto (da parte del ministro Salvini) di sbarcare in un porto italiano. A questo punto la questione ha cominciato a smuovere i rapporti in precedenza compatti tra i ministri. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli, infatti, ha fatto in modo di trasferire i migranti dalla nave civile in cui si trovavano ad una nave militare italiana, la Diciotti.

La scelta non è stata sostenuta da Salvini. La situazione è passata nelle mani del Ministro della Difesa, Trenta. E’ fondamentale notare come a questo punto i rapporti tra i tre poli della vicenda (Salvini, Toninelli e Trenta) siano stati in forte tensione; questa viene accentuata ancor più dalle dichiarazioni del Ministro Trenta che al giornale “Avvenire” dichiara di essere contraria alla politica dei “respingimenti”, sostenendo che dovrebbe esserci ”il diritto di assicurare un asilo a chi fugge dalla guerra.”. Queste affermazioni, sebbene non trovino un destinatario esplicito nell’intervista, allontanarono il Ministro Trenta dalle posizioni del Ministro Salvini.

 

Un sofferto epilogo

Per far sì che la vicenda avesse una risoluzione, alcuni ministri, tra cui Toninelli e Trenta, si sono incontrati in riunione, prendendo la decisione di far sbarcare la Diciotti nel porto di Trapani. Salvini, sebbene non avesse partecipato all’incontro, si dichiarò a favore dello sbarco a condizione che i fantomatici rivoltosi presenti tra i migranti, fossero riportati nei propri paesi di origine.

Un episodio come questo è una piccola parte del problema dell’immigrazione che attanaglia l’Italia e molti altri paesi, ma ne delinea un tratto particolarmente significativo. Sembra mancare tra le parti un’unità di intenti. In un’epoca di globalizzazione e di diffusa multiculturalità, paradossalmente diventa sempre più complesso gestire i flussi di coloro che, per fuggire dai pericoli, si dirigono verso stati più prosperi.

Cristian Tentella 5A

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