· 

Sulla mia pelle

“Mentre giravamo e ripetevo le battute ho pensato spesso a tutto questo e al fatto che Cucchi non abbia parlato perché era convinto di farlo una volta fuori dal carcere, ma più volte volevo strillare “aiuto” io al suo posto”

E’ così che in una recente intervista si esprime Alessandro Borghi, protagonista del film di cui parlano tutti, “Sulla mia pelle”, diretto da Alessio Cremonini e uscito al cinema e su Netflix il 12 Settembre scorso.

 

Si tratta di un film biografico e drammatico, che racconta una storia. Una storia corta, cruda, maligna, ma anche vera. Una storia tanto famosa e discussa, da chi non la conosce abbastanza, da chi non la conosce affatto e da chi fa finta di non conoscerla. La storia del geometra romano Stefano Cucchi.

 

Il film si pone come unico obiettivo di mostrare in modo oggettivo tutto ciò che fino ad ora è “venuto a galla” riguardo al caso Cucchi, senza opinioni personali o atteggiamenti partigiani.

 

La sera del 15 Ottobre 2009, Stefano Cucchi viene fermato dai carabinieri, viene perquisito e trovato in possesso di varie confezioni di hashish, cocaina e pasticche per epilessia (di cui soffriva), per un totale di 21 grammi. Portato in caserma, viene messo in custodia cautelare. Al momento dell’arresto il ragazzo risulta magro e denutrito, ma senza alcun trauma fisico. Il giorno dopo, durante il processo, mostra difficoltà a camminare e a parlare ed evidenti lividi sul volto e sul cranio. La giudice stabilisce che deve rimanere in custodia cautelare nel carcere di Regina Coeli, ma dopo l'udienza le condizioni di Stefano peggiorano ancora: viene quindi visitato in ospedale dove sono messe a referto lesioni, fratture ed ematomi diffusi su tutto il corpo. Lì le sue condizioni peggiorano ulteriormente, fino alla morte, avvenuta il 22 Ottobre.

Cosa sia successo realmente nell’arco di quella settimana non si sa, o almeno non è certo. Gli unici due fatti che non possono essere discussi sono che Stefano abbia subito un pestaggio e che Stefano sia morto; nel mezzo, almeno per ora, ci sono solo tante bugie e verità di comodo.

 

“Ci sono verità che il corpo livido e senza vita di Stefano non potrà mai rivelare”

 

Così parla Ilaria Cucchi, sorella di Stefano che, quelle verità, le cerca dall’Ottobre 2009, lottando e portando avanti ormai da anni una campagna, che piano piano sta ottenendo risultati; ed anche se la strada da percorrere è ancora lunga, lei, insieme all’appoggio dei suoi genitori, degli amici di Stefano e di molta altra gente, la speranza non la perde mai.

 

“Mio fratello non è morto di epilessia, era in ospedale per le botte ricevute […] Era nelle mani dello Stato, al sicuro, invece è stato massacrato”

 

Molte domande rimangono tutt’ora senza risposta: perché Stefano è stato picchiato? Perché non ha mai confessato di aver subito violenze? Perché non esistono sue foto segnaletiche, dal momento che è stato arrestato? Perché è morto?

Eppure delle 140 persone che Stefano ha incontrato dalla data del suo arresto, nessuno è riuscito a tirar fuori tutta la verità dei fatti.

Elisabetta Ignesti 5F

Scrivi commento

Commenti: 0